Questo era uno dei tormentoni estivi che circolavano in radio quell’estate. Divenne “la nostra canzone”.
Era la notte tra il 26 ed il 27 giugno del 2000.
La sera precedente avevo discusso al telefono con mio padre perché ero andato a lavorare come cameriere ad un lido estivo, fuori provincia. Nel sonno piangevo perché mi sentivo solo e “sbagliato”.
A scuola non andavo molto bene nelle materie tecniche, che erano quelle principali del mio piano di studi, scelto da mio padre nonostante fossi contrario. Avrei preferito il Liceo classico o il Professionale alberghiero, e per anni abbiamo discusso migliaia di volte per questo. Così anche quella sera. Ed ero andato a dormire, con il mio migliore amico che aveva trovato quel lavoro anche a me.
Mi ero addormentato con le lacrime agli occhi, sfiancato dai sensi di colpa e di inadeguatezza, e poi mi svegliai.
Quello che era il mio migliore amico dichiarò di non riuscire a vedermi così triste anche in sonno e dichiarò di amarmi.
Per tutta risposta, dopo tre interminabili secondi in cui sentii come del calore nel mio petto, capii che lo amavo anch’io, che non poteva quel sentimento essere sbagliato visto che era corrisposto.
In quel momento magico, il silenzio era rotto dai nostri respiri, dalla brezza che entrava dalla finestra, dal rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla vicina spiaggia.
Le nostre labbra si unirono con tenerezza come se non fosse stata quella la prima volta.
I nostri cuori batterono all’unisono, forti, fortissimi.
La luna piena illuminava il suo volto rigato da lacrime di felicità, che scendevano da quei meravigliosi occhi verde chiaro. La brezza che entrava dalla finestra mi inebriava dell’odore della sua pelle abbronzata misto alla salsedine. Il momento perfetto, il più bello della mia vita. Oh Dio! Quanto mi manca tutto questo!
Quanto mi manca lui.
Il fatto che vivessimo in due città distanti era un po’ un problema ma trovavamo spesso il modo di aggirare questa difficoltà. Mi ricordo quando un fine settimana aveva casa libera ed io mi fiondai da lui. Quel fine settimana sembrava un anticipo di quel che voleva essere il nostro futuro insieme. Almeno fino a quando la mattina mi svegliai con lui ancora addormentato abbracciato a me, e… …con suo padre che ci guardava con gli occhi sgranati! Eravamo stati scoperti!
Mi ricordo ancora la sua reazione: non disse una parola, e chiuse la porta, io mi sentivo sbiancato mentre cercavo di svegliare il mio amore che spalancò gli occhi quando dissi “è tornato tuo padre, ed ha appena chiuso la porta di questa camera!”
Ci rivestimmo in fretta e furia e suo padre era in cucina, a mettere la caffettiera sul fuoco. Ci fece un sacco di domande con calma ma con un tono di voce pesante, per poi alla fine accettare la nostra relazione. Che spavento quella mattina, ricordo che non volevo lasciargli la mano, temevo di venir scaraventato fuori e di perderlo.
Tante volte siamo stati a Roma a causa del mio lavoro e lui trovava sempre il modo di inserirsi nel gruppo che dovevo accompagnare. Era il nostro modo di stare insieme, e quando avevamo qualche ora di libertà, la passavamo insieme passando per i vicoli del centro tra Piazza Navona ed il Tevere, per esempio, o mi ricordo ancora una lunga passeggiata notturna nel quartiere dell’EUR, o ancora il Pincio, o quella volta che per colpa di un imprevisto restai a Roma mentre lui e il resto del gruppo andarono a Palestrina. Fu la nostra penultima volta a Roma. Quando gli dissi che ci saremmo tornati insieme e che stavolta avrebbe fatto lui da guida a me, forse lo sapeva che non sarebbe mai successo. Quello sguardo sul suo volto forse sapeva che Preneste, la Dea Fortuna, non ci era favorevole.
Quando ci vedevamo nei fine settimana, in tarda primavera, ci fermavamo in aperta campagna a mirare il cielo e a volte, a fantasticare sul futuro insieme che ci si prospettava davanti, e nelle varie fantasie che ci facevamo cambiava soltanto il posto: a volte a Messina, a volte in calabria, a volte in Grecia, a volte altrove ma sempre vicino al mare. Quante volte abbiamo passato insieme lo Stretto di Messina? Ho perso il conto, ma ricordo quante e quante volte entravamo nel salone con meno gente e ci coccolavamo mirando il paesaggio, in silenzio per non essere scoperti, di nascosto.
Come quella volta in inverno in cui ci rifugiammo in un salone chiuso solo da un nastro sulla porta, la sua testa sulla mia spalla, e con gli occhi rivolti alle luci della costa che si allontanava, vivemmo un altro momento di magica perfezione.
Ci immaginavamo adulti e realizzati, casa di proprietà, macchina, buon lavoro, risvegli teneri al mattino, le nostre labbra unite in un bacio prima di uscire e appena tornati, a coccolarci sul divano guardando film in tv di sera tardi, prima di andare a dormire, e d’estate quanti viaggi che avremmo voluto fare.
Quanti sogni, quanti rimpianti.
Quanta paura. Quanta rabbia.
Ogni tanto ho poi provato amore per qualcun altro, ma nessuno ha saputo ricambiarmi, ed io ora sono stanco. No, non avevo mai fatto paragoni col primo amore, anzi, sarebbe stato illogico farli: età diverse, luoghi diversi, contesti diversi, esperienze diverse… Non può esserci un amore uguale o simile ad un altro, lo sapevo, anzi, l’ho sempre saputo, ma dopo quell’ultimo idiota quell’unica volta che ho fatto un riassunto e mi è stata fatale.
Il paragone anzi, l’ho fatto solo fra i miei ex, non fra le relazioni, e sono arrivato ad una conclusione: attiro solo malati mentali, maniaci perversi, uomini senza palle, infantili egoisti, e disperati. Cosa ho io che non va?
Non lo so e non lo voglio nemmeno più sapere. Con l’amore ho chiuso ormai 9 anni fa, ormai non ho più né l’età né l’energia per innamorarmi, e anche se volessi, non ci riesco proprio ad innamorarmi. Troppe delusioni e a me non piace perdonare (piuttosto gli darei calci in culo fino a consumarmi le scarpe), avrei preferito non soffrire.
Lui non è un mio ex, non ci siamo lasciati, è stata la morte a separarci. Noi eravamo anime gemelle.
Quanti anni sono che non vado in Sicilia, a Messina? e a Roma? e a San Fantino? e ad Amantea? e a Paola? e a Taormina? e a Nicotera? e a Catanzaro?
Tutti luoghi che evito per non soffrire più.
E guardando come e quanto è cambiato il mondo in questi ultimi 20 anni, i rimpianti aumentano, con la consapevolezza che ho lasciato alle mie spalle quanto di più bello abbia mai vissuto.
Oggi sarebbe il nostro 20° anniversario.
Ma dopo 5 anni, una malattia ti portò via la vita, ed io sono rimasto solo.
Dell’amore che ti ho dato è rimasta solo polvere e dell’amore che mi hai dato è rimasto solo un ammasso di intangibili ricordi.