20 anni dal primo amore

Questo era uno dei tormentoni estivi che circolavano in radio quell’estate. Divenne “la nostra canzone”.

Era la notte tra il 26 ed il 27 giugno del 2000.

La sera precedente avevo discusso al telefono con mio padre perché ero andato a lavorare come cameriere ad un lido estivo, fuori provincia. Nel sonno piangevo perché mi sentivo solo e “sbagliato”.
A scuola non andavo molto bene nelle materie tecniche, che erano quelle principali del mio piano di studi, scelto da mio padre nonostante fossi contrario. Avrei preferito il Liceo classico o il Professionale alberghiero, e per anni abbiamo discusso migliaia di volte per questo. Così anche quella sera. Ed ero andato a dormire, con il mio migliore amico che aveva trovato quel lavoro anche a me.
Mi ero addormentato con le lacrime agli occhi, sfiancato dai sensi di colpa e di inadeguatezza, e poi mi svegliai.

Quello che era il mio migliore amico dichiarò di non riuscire a vedermi così triste anche in sonno e dichiarò di amarmi.
Per tutta risposta, dopo tre interminabili secondi in cui sentii come del calore nel mio petto, capii che lo amavo anch’io, che non poteva quel sentimento essere sbagliato visto che era corrisposto.
In quel momento magico, il silenzio era rotto dai nostri respiri, dalla brezza che entrava dalla finestra, dal rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla vicina spiaggia.
Le nostre labbra si unirono con tenerezza come se non fosse stata quella la prima volta.
I nostri cuori batterono all’unisono, forti, fortissimi.

La luna piena illuminava il suo volto rigato da lacrime di felicità, che scendevano da quei meravigliosi occhi verde chiaro. La brezza che entrava dalla finestra mi inebriava dell’odore della sua pelle abbronzata misto alla salsedine. Il momento perfetto, il più bello della mia vita. Oh Dio! Quanto mi manca tutto questo!
Quanto mi manca lui.


Il fatto che vivessimo in due città distanti era un po’ un problema ma trovavamo spesso il modo di aggirare questa difficoltà. Mi ricordo quando un fine settimana aveva casa libera ed io mi fiondai da lui. Quel fine settimana sembrava un anticipo di quel che voleva essere il nostro futuro insieme. Almeno fino a quando la mattina mi svegliai con lui ancora addormentato abbracciato a me, e… …con suo padre che ci guardava con gli occhi sgranati! Eravamo stati scoperti!
Mi ricordo ancora la sua reazione: non disse una parola, e chiuse la porta, io mi sentivo sbiancato mentre cercavo di svegliare il mio amore che spalancò gli occhi quando dissi “è tornato tuo padre, ed ha appena chiuso la porta di questa camera!”
Ci rivestimmo in fretta e furia e suo padre era in cucina, a mettere la caffettiera sul fuoco. Ci fece un sacco di domande con calma ma con un tono di voce pesante, per poi alla fine accettare la nostra relazione. Che spavento quella mattina, ricordo che non volevo lasciargli la mano, temevo di venir scaraventato fuori e di perderlo.


Tante volte siamo stati a Roma a causa del mio lavoro e lui trovava sempre il modo di inserirsi nel gruppo che dovevo accompagnare. Era il nostro modo di stare insieme, e quando avevamo qualche ora di libertà, la passavamo insieme passando per i vicoli del centro tra Piazza Navona ed il Tevere, per esempio, o mi ricordo ancora una lunga passeggiata notturna nel quartiere dell’EUR, o ancora il Pincio, o quella volta che per colpa di un imprevisto restai a Roma mentre lui e il resto del gruppo andarono a Palestrina. Fu la nostra penultima volta a Roma. Quando gli dissi che ci saremmo tornati insieme e che stavolta avrebbe fatto lui da guida a me, forse lo sapeva che non sarebbe mai successo. Quello sguardo sul suo volto forse sapeva che Preneste, la Dea Fortuna, non ci era favorevole.


Quando ci vedevamo nei fine settimana, in tarda primavera, ci fermavamo in aperta campagna a mirare il cielo e a volte, a fantasticare sul futuro insieme che ci si prospettava davanti, e nelle varie fantasie che ci facevamo cambiava soltanto il posto: a volte a Messina, a volte in calabria, a volte in Grecia, a volte altrove ma sempre vicino al mare. Quante volte abbiamo passato insieme lo Stretto di Messina? Ho perso il conto, ma ricordo quante e quante volte entravamo nel salone con meno gente e ci coccolavamo mirando il paesaggio, in silenzio per non essere scoperti, di nascosto.
Come quella volta in inverno in cui ci rifugiammo in un salone chiuso solo da un nastro sulla porta, la sua testa sulla mia spalla, e con gli occhi rivolti alle luci della costa che si allontanava, vivemmo un altro momento di magica perfezione.
Ci immaginavamo adulti e realizzati, casa di proprietà, macchina, buon lavoro, risvegli teneri al mattino, le nostre labbra unite in un bacio prima di uscire e appena tornati, a coccolarci sul divano guardando film in tv di sera tardi, prima di andare a dormire, e d’estate quanti viaggi che avremmo voluto fare.
Quanti sogni, quanti rimpianti.
Quanta paura. Quanta rabbia.


Ogni tanto ho poi provato amore per qualcun altro, ma nessuno ha saputo ricambiarmi, ed io ora sono stanco. No, non avevo mai fatto paragoni col primo amore, anzi, sarebbe stato illogico farli: età diverse, luoghi diversi, contesti diversi, esperienze diverse… Non può esserci un amore uguale o simile ad un altro, lo sapevo, anzi, l’ho sempre saputo, ma dopo quell’ultimo idiota quell’unica volta che ho fatto un riassunto e mi è stata fatale.
Il paragone anzi, l’ho fatto solo fra i miei ex, non fra le relazioni, e sono arrivato ad una conclusione: attiro solo malati mentali, maniaci perversi, uomini senza palle, infantili egoisti, e disperati. Cosa ho io che non va?
Non lo so e non lo voglio nemmeno più sapere. Con l’amore ho chiuso ormai 9 anni fa, ormai non ho più né l’età né l’energia per innamorarmi, e anche se volessi, non ci riesco proprio ad innamorarmi. Troppe delusioni e a me non piace perdonare (piuttosto gli darei calci in culo fino a consumarmi le scarpe), avrei preferito non soffrire.
Lui non è un mio ex, non ci siamo lasciati, è stata la morte a separarci. Noi eravamo anime gemelle.


Quanti anni sono che non vado in Sicilia, a Messina? e a Roma? e a San Fantino? e ad Amantea? e a Paola? e a Taormina? e a Nicotera? e a Catanzaro?
Tutti luoghi che evito per non soffrire più.
E guardando come e quanto è cambiato il mondo in questi ultimi 20 anni, i rimpianti aumentano, con la consapevolezza che ho lasciato alle mie spalle quanto di più bello abbia mai vissuto.


Oggi sarebbe il nostro 20° anniversario.
Ma dopo 5 anni, una malattia ti portò via la vita, ed io sono rimasto solo.
Dell’amore che ti ho dato è rimasta solo polvere e dell’amore che mi hai dato è rimasto solo un ammasso di  intangibili ricordi.

 

San Faustino 2020

singlitudineEcco arrivare la ricorrenza più attesa – compleanno escluso – tra Capodanno e le mie vacanze estive!

Certo, quest’anno parto in posizione svantaggiata visto che ha inizio mese mi hanno inciso una ciste e sono ancora in convalescenza a casa, ma cazzo, non ho intenzione di ridurmi alla versione gay di Bridget Jones che canta “all by myself” seduto sul letto, circondato da bottiglie di vino!

Finalmente ecco il giorno in cui noi single – nella ragione – ci pigliamo la ribalta, mentre le coppiette che ieri si sono abbuffate di amore e cioccolato oggi ripigliano fiato, noi ribadiamo la nostra esistenza alla faccia di:

  • delle coppiette smelensi ed esibizioniste che non esitano un secondo a baciarsi lavandosi le tonsille a vicenda davanti a tutti!
  • degli/delle ex che ci hanno mollato non hanno ancora capito cosa hanno perso, e che perbacco, non avranno mai più, ma manco se tornano in ginocchio sui ceci a romperci i coglioni!
  • degli/delle ex che abbiamo mollato perché alla fine non ne potevamo più delle loro fisse/gelosie/manie/comportamenti malati, e che abbiamo giustamente mandato dove meritavano, e cioè a fare… …un viaggio ovunque lontano lontano da noi!
  • degli strateghi del marketing che ignorano la nostra esistenza, perché diciamolo, oggi c’è un’impennata nella vendita generale di birre ed altri allegri alcolici, grazie a noi!

Questa ricorrenza ha un effetto che definisco “BIRRAscoso” ha dunque vari effetti a seconda dell’età e dello stato d’animo di chi la celebra. (Come una sbronza da birra!)
Partendo quindi dal 2006 – anno in cui ho cominciato a celebrare questa sacra ricorrenza, ecco i vari stati d’animo:

  • dal 2006 al 2009 – birrascosamente allegra e frizzante, ballando e cantando tutta la sera;
  • 2010 e 2011 – birrascosamente allegro e frizzante, ballando e cantando in casa tutta la sera;
  • 2012 – birrascosamente moderato e pieno di sedativi, a casa dopo essermi esibito in  “Culiday on ice“! (Sostanzialmente sono scivolato fantozzianamente su una lastra di ghiaccio e ho passato tutto il pomeriggio in pronto soccorso con un dolore indicibile.)
  • 2013 e 2014 – birrascosamente al bar vicino casa con una piccola compagnia;
  • 2015 e 2016 – birrascosamente a casa a far le pulizie cantando;
  • 2017 – birrascosamente prendendo atto che ormai con l’amore ho chiuso, e rassegnandomi al fatto che non sono più capace di innamorarmi.
  • 2018 – birrascosamente al pub che frequentavo nel quartiere dove abitavo;
  • 2019 – birrascosamente sottotono, distrutto dal lavoro (avevo il turno di chiusura), sul balcone della mia nuova casa, col bicchiere in mano. (Ne ho tratto un piccolo racconto che non ha interessato nessuno.)

sala d'attesaQuest’anno, il mio birrascoso San Faustino è cominciato nel poliambulatorio dell’ospedale, dove – dopo un’attesa di venti minuti in una sala d’attesa vuota – sono stato medicato dalle due infermiere che ascoltavano tutto il repertorio di Tiziano Ferro.
Anche stavolta, niente infermiere bonazzo!

Tornando a casa con l’autobus, mi sono fermato al forno a prendere un po’ di pane e poi della carne trita, arrivato a casa ho fatto un risotto con carne trita – sfumata nel vino bianco – patate – le ultime due rimaste senza germogli, troppo poche per farne un piatto fritte – e carote. Il risotto è venuto bene, nonostante abbia improvvisato, ma esagerando col vino, mi sono poi abbioccato pesantemente fino alle 19.
E dopo mi sono messo al pc a scrivere queste poche righe, ascoltando vecchia musica su Youtube, ripensando alle cose belle degli anni passati e inevitabilmente ad alcuni miei ex, alcuni con rancore (troppi) e qualcuno con molta nostalgia (l’unico che mi ha amato e che non c’è più da ormai 15 anni).


Per stasera la birra è finita e domani si riprende con la solita vita, o quasi. Sono ancora convalescente e i miei movimenti sono limitati, ma ho già in mente cosa fare per recuperare la giornata di oggi: userò la restante carne trita per fare un bel ragù con cipolla rossa e carote, e se per primo non so ancora se fare tagliatelle o mafalde, per secondo, quasi sicuramente farò polpette in umido. A fine pranzo, un po’ di dolce comprato stamani al forno: crostata con crema pasticcera.
Chef svedese, non ti temo!

 

A cosa serve San Valentino? – 1a parte

Una piccola premessa: quest post è stato diviso in tre parti non tanto per la lunghezza del post in sé, quanto per il tema trattato nei vari paragrafi. Il tutto rientra sia nelle riflessioni profonde che negli sfoghi. Il tutto accompagnato da brani musicali non scelti a caso.

Buona lettura e buon ascolto.



Giugno 2004, Roma, Galleria Sordi – ex Galleria Colonna
Presso la libreria, un ragazzo osserva vecchi cd scontati del 15 %, cercando la canzone della sua storia d’amore, invece ne afferra un altro e mentre sta leggendo le tracce, girandolo, gli scivola dalle dita e quasi gli cade per terra. Uno strano presentimento gli attraversò la schiena e comprò quel cd, pensando che anche quello, come regalo, non era affatto male. Non riuscì a farlo incartare, non voleva farsi vedere dalla comitiva di vecchietti con cui era, e poi dovevano andare alla vecchia autostazione Tiburtina se non volevano rimanere appiedati. SI ricongiunse lì con il suo ragazzo a cui passò il cd regalo che aveva comprato per lui. Fu un regalo molto apprezzato. E complice il pannello con mensola davanti, si tennero per mano per tutto il viaggio di ritorno. Unico contatto che potevano permettersi, nascosto agli occhi degli sconosciuti conterranei o no, che viaggiavano su quello stesso autobus.

14 Settembre 2004, Milano e Roma
In quella notte di fine estate, una delle migliori voci italiane si spegne dopo aver lottato per anni contro il cancro. Giuni Russo, una vita dedicata interamente e con passione alla musica, aveva da poco compiuto 53 anni. In quello stesso giorno, una terribile sentenza medica non dava più speranza, le precedenti sere d’agosto sarebbero state – da li a breve – un dolce/amaro ricordo. Di uno dei due.

Agosto 2004, pressi di Amantea
Una notte in campeggio solitari, due ragazzi hanno montato la tenda vicino a dei ruderi di un antico monastero caduto in rovina da secoli. Stanchi, ascoltano un po’ di musica che passa la radio, e nonostante la tenda sia montata, dormiranno abbracciati dopo aver spento il fuoco, sotto le stelle, la mattina uno dei due ha uno stano pallore sul volto, forse una reazione allergica delle sterpaglie…

22 Dicembre 2003, Stretto di Messina
Sul traghetto “Rosalia” della compagnia “Blu-via” – ex Ferrovie dello Stato – due amanti clandestini, dal salone (deserto) di poppa,  ammirano la costa messinese illuminata nel buio e ricordano le stelle viste quella notte di fine settembre da quella torre. Fa molto freddo e tutti sono al caldo del bar, qualcuno in macchina fa partire l’autoradio a tutto volume, un brano in particolare, Mediterranea, un brano perfetto scelto dal caso fa decidere ai due giovani amanti di ballare insieme abbracciati, per non sentire freddo, come quella notte. Anche quella volta, quelle due anime innamorate si fusero – con un ballo – in un corpo solo, nel salone deserto.

28 settembre 2003, San Fantino
Due amanti clandestini hanno approfittato del black out che in quella notte ha colpito il Paese, escono per le strade deserte di quel piccolo villaggio ove erano e camminano mano nella mano fino ad una collina. Scavalcano un recinto malandato e attraversano una terra incolta fino ad arrivare ad un promontorio ma si sbagliano a causa del buio. Arrivano ad un’antica torre d’avvistamento semi abbandonata, salgono la scala di ferro ed entrano dentro, salgono un’altra scala e arrivano sul terrazzino/tetto, e ammirano dall’alto il mare e le stelle che illuminano tutto.

La brezza è un po’ fredda ma si riscaldano abbracciandosi e ammirando le stelle. Sogni e progetti si accavallano fra baci e tenerezze.
Passata l’alba, i due amanti lasciano la torre e camminano nel villaggio in riva al mare, fra gente che pesca incazzata per non sapere cosa diavolo sia successo e soprattutto, lamentandosi di non poter seguire le partite di calcio, anzi non sapendo nemmeno se si sarebbero svolte o meno, in quella domenica così particolare.

31 dicembre 2003 – Messina
Sulla terrazza di un piccolo appartamento sulla fascia collinare della città peloritana, due ragazzi attendono la mezzanotte con la radio accesa – non c’è la tv in quell’appartamento affittato per pochi giorni – e davanti a loro si para un maestoso panorama naturale, la costa tirrenica calabrese da Capo Vaticano fino a Reggio Calabria, con le luci dei paesini adagiati sulla costa, e aspettando con una bottiglia di spumante e due bicchieri, ballano ancora una volta, a modo loro, un tango. Neanche fosse un film, quando alla fine del pezzo i due ragazzi si baciano, ecco uno spettacolo pirotecnico unico illuminare il cielo lungo 50 chilometri di costa! Milioni di fuochi d’artificio, per niente sincronizzati, in parte riflessi dalle acque marine, e stringendo la persona amata, i due amanti non potevano accogliere in modo migliore l’anno nuovo.


Fine della prima parte

San Faustino …ovvero, perché non festeggerò mai San Valentino!

cupido-mortoFra 10 giorni, compirò 34 anni.
Non sono più un ragazzino.

Da ragazzino, immaginavo di festeggiare questa ricorrenza portando delle rose rosse “alla fidanzatina”.
Qualche anno più tardi, invece, immaginavo di festeggiare portando il mio ragazzo a cena fuori, in un ristorante di classe.
Speravo di poter festeggiare quel fottuto 14 febbraio, portando dei cioccolatini all’unico che riusciva a sopportarmi.

Adesso, a 10 giorni da mio 34° compleanno… alla vista di tutti questi cioccolatini a forma di cuore, orsetti smelensi, pupazzi con gli occhioni teneroni, cuscini a forma di cuore con messaggi sopra, mushmellows a forma di cuore con lo stecco da lecca-lecca, e altre chincaglierie simili… …mi ricordo amaramente di essermi arreso!

Se dovessi raccontarne i motivi, farei meglio a mettere della musica di sottofondo…

…dopo tanti anni non ricordo cosa si faceva (se si faceva qualcosa) a scuola per San Valentino, ma (anche se magari le scuole se ne fregavano) c’erano sempre dei parenti che si ricordavano di fare domande se avevo “la fidanzatina”… …a 10 anni!
In quegli anni, e fino al 1999, credevo di essere simile a mio padre, nel senso che se mia mamma preparava una grossa colazione, lui sapeva che c’era una qualche ricorrenza in cui lui doveva preparare qualcosa… e generalmente – qualunque ricorrenza fosse – se lo ricordava per l’ora di pranzo! (Forse a riprova del detto per cui la strada per il cuore di un uomo, passa dal suo stomaco!)
Nonostante il lieve alzheimer, la pensione, e gli acciacchi, a distanza di tanti anni è ancora così: mia mamma prepara la colazione, mio padre legge il giornale e commenta da solo le notizie, poi quando si ricorda, si alza, dice che va a comprare il giornale (si, dice proprio così!) ed esce per comprare i fiori. (Niente dolci, sono entrambi diabetici!) Ieri, ha avuto la premura di organizzare una cena fuori. (E di avvisare suo nipote/mio cugino, per ricordargli la cena fuori altrimenti si sarebbe scordato!)

Allora non mi preoccupavo quindi se non provavo niente per nessuna della compagne di scuola. Anzi, a parte un paio, mi stavano quasi tutte antipatiche. E soprattutto, erano senza tette. (Si, all’epoca, per convenzione ma non per convinzione, ci badavo a queste cose!)

Nel 2000, a 17 anni, l’illuminazione: sono gay, niente ragazze, solo UN RAGAZZO!
E anche se questa rivelazione non mi ha provocato chissà quale shock (o cretinerie del tipo “se siamo due ragazzi, chi deve regalare i cioccolatini, e a chi?”), per un motivo o per un altro, purtroppo non abbiamo mai avuto modo di “festeggiare canonicamente” la ricorrenza del 14 febbraio. (Ed era irritante già allora, con tutte le pubblicità martellanti, figuriamoci adesso!)

Nel 2005, la tragedia. Mentre i miei coetanei spensierati si affacciavano al mondo, un tumore portava via il mio amore. Ma di questo ho già scritto. Anche troppo. E non voglio più pensarci. Ma voglio solo riportare questo: che chi dice che il tempo cura tutte le ferite, afferma qualcosa di inesatto, il tempo non cura una beata cippa, attenua solamente il dolore che non andrà mai via.
Passano gli anni, e ho vissuto altre storie e relazioni, buttandomi come se non avessi mai avuto un passato, e senza pensare troppo al domani, ma tutte storie in cui non ero affatto ricambiato per davvero.

Ho dato tanto, di me. Dire “perle ai porci” è un eufemismo.
Ma se anche la penultima volta mi aveva lasciato il cuore a pezzi, l’anno dopo mi sono innamorato di R., un ragazzo tenero e delicato che poi si è rivelato essere anche… …un puttanone mentecatto! Anche codardo: quando si prese la “pausa di riflessione” non ha manco avuto il coraggio di dirmelo in faccia, il vigliacco, no! Mi dette l’annuncio con un sms! UN SMS!! 140 caratteri per dire che con me non stava bene!

Un mese di riflessioni dopo, torna da me, ed io – stupido! – lo ri-accolsi a braccia aperte!
Un altro mese, ed ecco che mi manda un altro sms. Prendendosi un’altra pausa di riflessione, scrivendo espressamente che avrei potuto mandarlo a farsi fottere, se questa sua (ennesima) pausa di riflessione, non mi stava bene.
Cercavo di non pensarlo, cercavo di dimenticarlo. Ero rimasto scottato di nuovo, ferito. Con tutto questo carico emotivo addosso, mi buttai a fare la mia prima vacanza all’estero.
Ed ecco che ad Amsterdam si rifece vivo – sempre con sms – che quasi ero tentato di buttare il cellulare in un qualche canale della capitale olandese!
Fui inflessibile, lo lasciavo io. Meglio solo che col cuore infranto di nuovo.
E dovevo mostrarmi granitico.
E fu quel che feci.

Il bello venne a settembre, quando ci beccammo casualmente in chat e ci scambiammo dei messaggi in cui ognuno difendeva la propria posizione: lui con il “volevo tornare con te” ed io con il “fottiti!“… l’apice fu quando gli rinfacciai il testo dei suoi sms in cui prendeva la pausa di riflessione.
Non solo negava all’evidenza ribadendo che lui non stava bene fisicamente – e qui risparmio i dettagli – ma mi accusava di averlo mollato quando era in difficoltà.
Questo fu il colmo.
Per la prima – ed ultima volta – ho fatto il paragone! Non l’avevo mai fatto prima. Ma mi ha trascinato in basso, e ho paragonato quel nostro rapporto ormai finito col primo che ho avuto ed invece di rispondergli a tono, ho staccato il computer.
Vi assicuro che se ce l’avessi avuto fra le mani, lo avrei gonfiato come una zampogna!!!

A quel punto – inconsciamente – decisi di non volerne più sapere.

Continuai la mia vita ma quei pochi appuntamenti e flirt che ho avuto dopo erano diversi.
Giochi da una sera/notte e via. E ne ero consapevole, come ero consapevole che mi si è rotto qualcosa. (E non intendo il c… beh, avete capito!)(O almeno, non solo quello!) Ma solo ultimamente mi sto rendendo conto della portata dei danni.

Ad oggi sono passati quasi sei anni. In cui non sono più riuscito ad innamorarmi di nessuno. E per paradosso, io che non volevo assomigliare a mio padre, quanto ad incapacità di esprimere i sentimenti, sono diventato addirittura peggio di lui!
Non riesco a crederci quando qualcuno mostra interesse nei miei confronti.
Aspetto sempre il momento in cui arriva la mazzata. E puntualmente arriva!
Sempre e nel momento più inaspettato!
Un esempio?
Sono iscritto a 4… no, 3 piattaforme/chat gay (planetromeo, meetic, bearwww)… attiro l’attenzione solo di maniaci sessuali, repressi, vecchi, e serial killer!
Mi sono così arrabbiato all’ultimo appuntamento che raramente raggiungo un tale livello di incazzatura nonostante mi arrabbio parecchio: ci concordiamo per fare semplicemente sesso dopo cena, ceniamo e durante le chiacchiere tra una portata e l’altra vengono fuori cose profonde e punti comuni, che quasi mi stavo per ricredere sul finale della serata, e quando poi arriviamo a casa sua, mi spoglia come nessuno ha fatto da dieci anni a questa parte e sul più bello… non voleva fare sesso convenzionale ma del fisting, perché altrimenti avrebbe tradito il compagno!200_s

È stato il colmo!
Gli risposi che lui aveva già tradito il compagno, e lo ha fatto nel momento in cui concordava di fare sesso con me, su quella fottuta chat dalla quale mi sono cancellato il giorno dopo. Mi sono rivestito coprendolo di insulti e ho borbottato per tre chilometri tornando a casa a piedi, di notte fonda per le strade di Reggio Emilia. Non riuscii a dormire quella notte per quanto ero incazzato.

 

Sono passati alcuni mesi da questo scomodo evento e mi sono reso conto che è difficile avere un appuntamento con me. Non ci riesco.
È una cosa più forte di me. Ho avuto tante di quelle batoste che non faccio altro che affrontare la vita evitandole. O almeno provando a evitarle.
Può sembrare un ossimoro ma vi assicuro che non lo è. E se il mio ultimo ex mi diffama sulle chat di internet dicendo falsità su di me, e altri si chiedono se la mia cintura sia lunga come l’equatore o se c’ho un supermercato dentro il mio frigorifero, ed altri ancora fanno battute dicendo che ho un cuore di pietra, rispondo dicendo che:

  1. il puttanone mentecatto non sa cosa inventarsi, se gli dai credito è ovvio che tu, ciccio, con me, non ci bevi neanche un caffè;
  2. purtroppo sono uno che gli si guasta facilmente l’appetito, di conseguenza rimango inappetente per un bel po’ fino a quando lo stomaco non comincia a protestare, e se c’ho i nervi, non mangio… sbrano! Se sto incazzato in un ristorante, sono l’incubo dei camerieri… rischiano l’amputazione di una mano… a morsi;
  3. quanto al cuore di pietra, non so che pietra preziosa possa essere, so solo che è incrinata. E di brutto.

In queste tre risposte c’ho messo un bel po’ di ironia. Spesso ripeto che essa è la mia medicina per non tirare le cuoia del tutto, ma se devo dare una risposta seria, beh…  sono in pochi a conoscermi del tutto ed è colpa mia. Mi apro molto con gli amici – all’amicizia ci credo ancora e molto – ma è come aprire una porta con una catenella… se vuoi entrare, io ti lascio sulla soglia, ti permetto di sbirciare dentro, ma non ti permetto di entrare perché poi farai qualcosa – volente o nolente – che non sarà riparabile. Ti permetto di prendere un caffè con me nel soggiorno, e se succede, sei davvero fortunato/a, ma altre stanze della mia casa/anima, non te le mostro.

307248_10151137424971503_2108125965_nIl puttanone mentecatto, R., ha fatto un ottimo lavoro diffamandomi… infatti è capitato di incontrare persone abbastanza piacevoli a cui ho sentito poi dire che effettivamente “non sono quella brutta persona che R. ha descritto” e a quel punto, la situazione “non è più piacevole”. Perché se mi vien detto questo significa che si è dato credito ad un deficiente, senza conoscermi. Ma anche se viene riconosciuto che non sono una poi così cattiva persona, quel pregiudizio avuto su di me grazie alle balle di R., io non riuscirò a cancellarlo. E questo non va affatto bene.
Sono ingrassato di circa 40 kg da quando ho smesso di fumare. Fumando mi sfogavo, mi calmavo, ma – non ne abbiano a male quelli che sono “anti-fumatori” – sarebbe stato meglio non smettere: i polmoni si trapiantano, la ciccia no. Mangio poco, ma molto male. Mangio frutta, e verdura, e carni, nei momenti sbagliati. Non riesco a rinunciare alle bibite frizzanti e a quelle alcoliche, seppur mi controllo parecchio. Ma non riesco a trovare una tecnica di sfogo davvero efficace, tra il lavoro che faccio (la mia misantropia nel weekend è indiscutibilmente insopportabile!) e le soddisfazioni che vengono spesso inesorabilmente a mancare.

Quanto al cuore, beh, che sia una pietra preziosa o un meccanismo complesso, ormai non funziona più. Ormai mi serve solo per pompare il sangue e fino a quando riesce ancora a farlo, mi va bene così.

Vorrei tanto, davvero, potermi innamorare di nuovo.
Sentire l’emozione di avere qualcuno accanto che mi stringe la mano mentre dormiamo la notte nello stesso letto, con cui pianificare una bella vacanza per entrambi, con cui decidere quale formato di pasta cucinare domenica per pranzo. Piccole banalità, forse, ma il vuoto che spesso sento, è composto anche dall’assenza di quest’ultime. Ed è un vuoto davvero enorme.
Per il resto io sono fatto male: sono un uomo da un uomo solo. Io. E me stesso.

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Incompiuto o Incompleto

Questo post nasce come una riflessione. Una riposta ad una domanda postata da un amico di facebook.

Altre persone hanno commentato ma a seguito della visita di alcuni parenti, e di tante altre cose partite da quella che voleva essere la mia risposta, ho scelto di rispondere usando il mio blog.

Mauro, vedersi di fretta può essere a volte una forma di sollievo dal non vedersi per niente, e quel senso di “incompiutezza” è il prezzo da pagare. Ho vissuto un amore nascosto quando vivevo in terronia, abitando io ed il mio amore in due paesini (del cazzo) distanti una ottantina circa di chilometri (in linea d’aria), aspettavamo entrambi il week-end con impazienza, e l’unica cosa fatta di fretta in quei casi era il venirsi incontro per abbracciarsi in un posto dove nessuno poteva vederci.
Ricordo ancora di quanto mi sentissi – durante l’adolescenza – incompleto, come se mi mancasse qualcosa, nonostante cercassi di adattarmi sempre a quello che facevano gli altri. E ricordo che l’estate dei miei 17 anni fu molto complicata… lavoravo per l’ultimo anno al lido estivo e condividevo il monolocale a nostra disposizione (il lido estivo dove lavoravo reclutava camerieri in altre province, e dava a disposizione dei monolocali: 4 ragazzi/e divisi in 2 monolocali), e ci lavoravo per pagarmi i libri di scuola che mio padre aveva scelto per me senza che io fossi d’accordo, ma questa è un’altra storia… ebbene dividevo il monolocale con Johnny, che era il mio migliore amico e che una notte, dopo l’ennesima discussione telefonica con mio padre, andai a dormire di malavoglia, e mi svegliai guardandolo in faccia… era sopra di me… e mi disse che voleva darmi qualcosa che sentiva venire dal cuore…. si dichiarò… tre secondi dopo lo confessai a me stesso e a lui: lo amavo! Era la prima volta che mi sentivo così vivo, e per tante notti, passate sotto lo stesso tetto e sopra lo stesso letto, sentivo di non voler essere da nessuna altra parte al mondo!

A settembre ognuno tornava alla sua vita quotidiana, fatta di scuola e routine, io in calabria, lui in sicilia… distanti ma non col cuore, ed ogni sabato per il primo anno che stavamo “insieme”, raggiungevamo entrambi Messina (la città a metà strada) e passavamo il pomeriggio insieme (e a volte anche la notte)… e a sera, separarsi era così triste e brutto…

Ci amavamo moltissimo e avevamo tanti sogni e progetti da realizzare, posti da visitare insieme, per poter trovare il nostro posto speciale dove condividere la vita e completarci a vicenda, un futuro che appariva sempre più luminoso e vicino. Un futuro tanto desiderato che però non è mai arrivato.

Infatti, 5 anni dopo, un tumore me lo ha portato via, prima di poter realizzare la prima parte del nostro progetto: andare via insieme! Mettevamo i soldi da parte per poter scappare via da quella terra ostica (così ci appariva all’epoca) e vivere insieme alla luce del sole… (eravamo giovani ed ingenui…)

Quando a Messina ci salutavamo, eravamo nello splendido salone dei mosaici della stazione di Messina Marittima… io prendevo il traghetto, e lui correndo nell’adiacente Messina Centrale, prendeva poi il treno per tornare a casa sua… nella confusione oppure nel deserto totale, ci guardavamo furtivamente attorno se c’era qualcuno, e poi di fretta ci abbracciavamo e ci salutavamo con un bacio, sempre di fretta, tutte le volte!

Si, quella sensazione che hai descritto nel tuo post, l’abbiamo avuta anche noi. E a me – che son sopravvissuto – è rimasta tuttora impressa!

L’ultima volta che si siamo visti, quando in ospedale ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, ero insieme a suo padre (che ormai sapeva di noi)… son rimasto forse un’ora a piangere stringendo la sua mano. E dopo dieci anni, mi sembra di essere rimasto lì troppo poco. Il futuro che aspettavamo, per andarcene via, alla fine è rimasto incompiuto. E non c’è niente di peggio di una cosa iniziata e rimasta incompiuta.

Paola ha scritto bene nel suo commento… le tue sensazioni sono più che normali. E aggiungo che le abbiamo provate tutti!

Col tempo poi, sono venuti altri amori… mai paragonati col primo, ma mai intensi allo stesso modo, mai così appaganti e passionali, mai così autentici… mai così completi… ed infatti poi saltava fuori che io ero innamorato ma non ricambiato. L’ultima volta che mi sono innamorato è stato 4 anni fa, con un ragazzo la cui tenerezza mi aveva colpito e conquistato, ma che poi in realtà si è scoperto essere un bugiardo ed un mignottone, un manipolatore, un disonesto. È stata la seconda volta che ho asciato io anzichè essere lasciato, e da allora non mi è più riuscito di innamorarmi, non ho trovato nessuno a cui interessi per quello che sono, nessuno che abbia voglia di seguirmi, nessuno che abbia voglia di scoprirmi, nessuno che mi faccia sentire completo… si… perchè col passare del tempo ogni cosa si sgretola, e la mia apparenza granitica nasconda un senso di incompletezza mostruosa. E anche la famiglia se ne sta pian piano accorgendo (Jessica Fletcher a 90 anni l’avrebbe già capito, i miei parenti no… e non so su quale pianeta vivano!), in quanto ad alcune occasioni, sono apparso stranamente freddo… stanno intuendo forse che mi sento incompleto e forse, l’hanno capito nonostante io neghi a me stesso questa sensazione.

Ero molto ingenuo allora, e se avessi avuto maggior coraggio, forse mi sarei dichiarato ai miei, e poi quel futuro si sarebbe magari compiuto, e magari… avremmo scoperto quel male in tempo, prima che fosse incurabile.

Mauro, cerca di eliminare quel senso di disagio, vai a convivere con il tuo amore: il presente è una certezza, il futuro è una cambiale che rischia di essere insolvente!

Un abbraccio, Francesco

3652

Una settimana fa, esattamente sabato scorso, mi sono svegliato facendo una cosa che non facevo da circa 5 anni e mezzo.

Ho pensato un numero e l’ho detto, non nella mia testa ma a voce.

Appena detto il numero, dopo qualche secondo, ho cominciato a piangere.

Ogni giorno mi svegliavo e dicevo un numero, conteggiando dalla tua morte e mi ero fermato a 1.667 alla fine di luglio del 2009. Quella mattinata in cui ero venuto a trovarti per la prima ed ultima volta da quando avevi chiuso definitivamente quei tuoi splendidi occhi verde chiaro. Quella mattina in cui ti ho lasciato andare.

A quel sabato sono passati 3.652 giorni, ovvero 10 anni esatti. È più il tempo passato senza di te che con te, eppure non ti ho pensato così tanto ultimamente mentre oggi invece, qualsiasi cosa faccia, non riesco a farla senza pensarti.

La radio aziendale tra un brano natalizio ed un altro, passa pezzi musicali che ballavamo insieme, compreso perfino un tango. Torno a casa sentendo questo freddo che mi ricorda il nostro più bel capodanno a Messina. Una telefonata della mia famiglia mi ricorda dello scorso capodanno, passato in ospedale per mio padre, molto simile all’ultimo capodanno passato con te. Uscendo di nuovo, passo davanti un’agenzia viaggio che espone poster di isole greche dove volevamo andare e non siamo mai andati, un pizzaiolo vicino casa ha una foto panoramica a 180° di Messina (scattata dallo stesso punto dove l’avevi fatta tu, quel 3 giugno 2003 quando – in pieno giorno – mi abbracciasti davanti a passanti e sconosciuti, che non ci guardavano neanche, tutti presi dalla festa cittadina della Madonna della lettera!), passo davanti la biblioteca e ricordo quanto ti piacevano le biblioteche e riportando indietro dei libri presi in prestito, vedo che nella saletta delle mostre, ce ne sta una che sicuramente ti sarebbe piaciuta… con mappe storiche e documenti antichi, ma tu non ci sei più. E non so dire se questa “ossessione” sia l’unico amore che posso provare. Un amore impossibile. In un film però, ho sentito dire una cosa vera: gli amori impossibili sono quelli più belli, perché non possono mai finire, durano in eterno.

Eppure mi sono innamorato altre volte, di altre persone, ed alcune di queste non ti somigliavano per nulla, e magari, di sfuggita, ti immaginavo felice da qualche parte sapendomi non più solo. E sono stato lasciato tante volte, perché spesso io ero innamorato ma non corrisposto.

Per te sono stato il tuo amore unico – sempre e fino alla fine – e me li ricordo ancora quegli ultimi giorni. Temevo anche di assentarmi troppo in giusto quei 40 secondi per andare in bagno. Ti sono stato accanto anche quando stordito dai medicinali, non potevamo (io e tuo padre) fare altro che aspettare che chiudessi infine gli occhi e trovassi la pace. Ti tenevo la mano e te la carezzavo e ogni tanto la stringevi accennando un piccolo sorriso.

Mi conoscevi meglio di chiunque altro. Mi hai fatto promettere di vivere anche per te, ed io ti amavo così tanto per promettertelo senza esitazione, ma sapessi – amore mio – quanto è dura mantenere questa promessa.

Hai fatto vivere il mio cuore.

Ed ora sono passati dieci anni.

E tutto è cambiato.

Il mondo di oggi è diversissimo da quello che hai lasciato. E lo sono anch’io. Ho 31 anni ed altrettanti (se non forse anche di più) chili di troppo, sono un po’ più trasandato ma sai, quando andavamo all’oviesse trovavamo sempre taglie forti, ora che ho una taglia forte, sono sparite quelle taglie forti, tanto che la mia taglia è diventata quasi una bestemmia (e di quelle forti!!)! Vado a cercare i jeans fra i modelli base alle bancarelle del mercato o… al negozio di vestiti “hip hop”… ragazzi magri come grissini che indossano roba stra-larga che a me sta quasi stretta. Ma tu pensa che mondo immondo! I miei capelli si sono scuriti così come i miei occhi… da castano chiaro a castano scuro, praticamente sono la mediocrità più diffusa ed assoluta.

Ricordo ancora i tuoi capelli color castano chiari, un viso normale e comune con un naso senza gobba ben proporzionato – né troppo grosso, né troppo piccolo – ed occhi verdi chiari che mi incantavano con la bellezza che esprimeva il tuo sguardo dolce e tenero, quando li posavi su di me. Mi chiedevo sempre cosa ti attraesse di me, nonostante i miei difetti, il mio carattere non sempre facile, le mie pecche, le mie fisse, e non mi è mai riuscito di darmi una risposta.

Avevo trovato un anello uguale a quello che doveva essere la nostra “fedina”, e per 5 anni l’ho sempre portato fino a quando (visto che sul lavoro devo obbligatoriamente toglierlo) l’ho perso nello spogliatoio. L’ho cercato per quasi due ore, ma è stato come se si fosse smaterializzato! Quello stesso giorno, un bruttissimo giorno, ho perso anche le speranze di trovare un nuovo amore. Il mondo è fatto per quelli come te: giovani, belli, buon carattere, talentuosi, magri, solari.

Si amore mio, tu sei sempre stato un tipo solare, hai sempre brillato di luce propria mentre io non lo sono affatto, e forse non lo sono nemmeno mai stato. Io sono un tipo lunare, brillavo di luce riflessa, della tua luce riflessa. Io giovane non lo sono poi tanto, bello non direi, caratteraccio di merda a metà fra Mario Brega (nei film in cui faceva il caratteristico romano verace, che ti faceva tanto ridere quando con la voce roca, sclerava dichiarandosi “communista cosìììì”!!!!) e Anna Magnani quando baccaiava (sempre nei film, e sempre in romanesco).

Roma ci piaceva tanto, da morire. Io da allora non riuscivo a starci, anzi, solo a passarci, stavo male al ricordo… …solo un anno, son riuscito a scendere dal treno (quando, tornando in terronia per le vacanze estive – quelle due settimane che passavo dai miei – il treno si fermava per un’ora alla stazione Tiburtina) e a fumarmi una sigaretta per non piangere su un marciapiede ferroviario nella città eterna.

Non mi piace scendere in terronia. Ho sempre il timore di rimanerci bloccato e di rivedere (peggiorati) i posti dove abbiamo condiviso dei bei momenti. Ad esempio, quando il treno si ferma ad Amantea, si vede sempre il castello, il monastero, e la torre. Mi ricordo ancora quando li esplorammo insieme, rovinandoci le gambe con i rovi e le sterpaglie, ma accanto a te non badavo a questo come non badavo nemmeno all’eventuale presenza di serpenti e bestie. Accanto a te potevo andare in qualsiasi parte del mondo, mi saresti rimasto sempre accanto, non potevo provare nessuna paura.

Qualsiasi cosa succedesse, eri sempre in grado di dire la cosa giusta al momento giusto, per salvare la giornata, per fare la differenza. Sapessi da quando non ci sei più quante e quante volte ho avuto bisogno di sentire la tua voce.

Quando invece eri tu ad essere giù di morale, bastava che sentissi dirmi “sono qui” e stavi subito meglio. Mi piaceva molto prendermi cura di te. Quando andavamo in giro e puntualmente ti perdevi sulla cartina, ci mettevo tre secondi per dirti dove eravamo e baciarti di sfuggita. Quante volte abbiamo girato per le stradine vecchie di Roma, tra piazza Navona ed il Tevere, incuneandoci nei portoni e coccolandoci visti solo da qualche gatto o da qualche turista perso per caso?

Ti tenevo stretto stretto, sentendo il tuo respiro sul collo ed il tuo cuore che batteva sul mio petto. Ora è tutto così lontano, così perso nel tempo.

In passato mi sono sentito in colpa.

Se avessi avuto più coraggio, ce ne saremmo andati via insieme subito, 15 anni fa… …15 anni… per me si tratta di quasi mezza vita. Fossimo andati via insieme, forse avremmo scoperto il tumore prima che fosse troppo tardi.

…è tutta colpa mia. Potrai mai perdonarmi?

Ora magari mi obbietteresti che amare non è una colpa, ma la mia paura di ferire te e i miei genitori mi ha reso colpevole. La paura vigliacca di fare del male a chi ci vuole bene, è la paura peggiore, perché ci fa sbagliare ogni cosa e alla fine, realizza proprio quei timori per cui abbiamo sbagliato e sofferto, invano.

E i miei genitori non sanno nulla, sospettano qualcosa di totalmente astratto e diverso, e non sanno di te, di noi, e di tutto quello che abbiamo vissuto. Quando ho provato a dirlo a mia sorella, caso ha voluto, che passassero accanto a noi tre ragazzini piuttosto effeminati e appariscenti, e la battuta fatta da mia sorella mi gelò il sangue nelle vene.

In quel momento mi son sentito completamente solo. Ancor di più di quando ho fatto coming out con R. che al momento sembrava l’avesse presa bene, poi invece divenne irreperibile. Piuttosto che affrontare l’argomento, ha preferito buttar via 9 anni di amicizia profonda. E chi lo sapeva che questa amicizia che sarebbe potuta durare tutta la vita, finisse così, sotto il dogma per cui “l’omosessualità è un abominio”! Lei ha preferito continuare a cantare salmi al coro della parrocchia piuttosto che continuare la nostra amicizia.

L’anno successivo, durante l’ennesima vacanza in terronia, andai a visitare la “nostra” Messina. I luoghi nascosti e romantici dove abbiamo vissuto momenti di tenerezza infinita. E sapessi che tristezza, che degrado, tanto da decidere di non andarci più. Per non soffrire.

Non è rimasta una nave, una, di quelle che usavamo per attraversare lo Stretto. L’ultima ad andarsene, è stata la più vecchia rimasta, la mitica Iginia, classe 1969, gran classe, una Signora Nave! Mi ricordo quando un inverno, entrammo nel salone di poppa completamente deserto, e seduti l’uno accanto all’altro, ci coccolavamo guardando le luci della costa che si allontanavano. In quella sala, in quel buio,con quel panorama, sognavamo un mondo dove non nasconderci, dove ammirare qualsiasi bellezza della natura e della vita senza aver nessun timore di prenderci per mano o restare abbracciati.

E adesso, dieci dopo la tua scomparsa, mi sono rimasti solo ricordi intangibili.

Ed io sto morendo, ogni giorno che passa. I miei capelli diradandosi cambieranno colore da castano a grigi o bianchi, le articolazioni mi faranno male sempre più tanto da farmi rinunciare alle lunghe passeggiate, e gli acciacchi mi impediranno di godere della brezza fredda che, accarezzandomi il collo, mi darà l’impressione che tu sia ancora accanto a me. Già ora fatico a comprendere i “nuovi giovani” – ragazzi che hanno una decina di anni meno di me, non capisco il loro slang, la loro musica, il loro fottuto modo di vestirsi (a casa hanno specchi di piombo? il cavallo dei pantaloni poco sopra le caviglie? hanno forse la giarrettiera al posto della cintura o hanno delle bretelle attaccate ai boxer?) – e poi mi ammalerò o mi succederà qualcosa (anche prima del cambio di colore dei miei capelli) che mi fermerà il respiro ed il cuore e non ci sarò più. Ogni memoria di noi, e di te, sparirà. Ed io non so se ti incontrerò in un aldilà, magari ti riconoscerò ancora giovane e bello come 10 anni fa, ma tu riuscirai a riconoscermi una volta così invecchiato? O forse quei nostri aliti di vita chiamati “anime”, vagheranno per il tempo e per lo spazio incontrandosi prima o poi e andando avanti verso l’infinito e l’ignoto. Per sempre. Di fronte all’eternità cosa sono tutti quegli anni che abbiamo passato insieme o che avremmo potuto passare insieme se le cose fossero andate diversamente e sono passati e che passeranno… senza di te… se non …nulla?

Con questi pensieri sono andato a dormire. Cercando di distrarmi con la solitudine, o con la chat, o con la musica.

Sono stati questi, giorni in cui avrei voluto non esserci. Non essere presente in nessun luogo dove non ci fossi anche tu.

Ma dopo questi giorni di spaesamento e di brutte notizie, di discussioni inutili, e di ricordi, e di nostalgie, io non posso non guardarmi attorno. E tu non ci sei più.

Ho fatto i conti col passato e li ho chiusi, nonostante qualcuno volesse impedirmelo meschinamente. È difficile guardare avanti, ma non posso fare altro.

Mi manchi.

σ’αγαπώ … πάντοτε!

 

Tango

Qualcuno più bravo di me disse:

Il tango è un pensiero triste che si balla.

Giovedì notte ho visto i campionati europei di tango su raiuno, e neanche a farlo apposta, venerdì sera, mentre rientravo dal lavoro cambio strada e vado all’ostello di Reggio Emilia dove sapevo ci fosse una serata danzante di tango. Andavo con lo scopo di veder ballare la gente.
Invece gli insegnanti invitarono le persone lì presenti a formare delle coppie e a ballare… sono stato “rapito” da una gentile signora con cui ho ballato un’oretta… erano 8 anni che non ballavo così il tango, ed ora lo facevo con una perfetta sconosciuta…

 …uno degli insegnanti ha notato che non sapevo guidare… lo so… ma provavo quasi fastidio ad essere in contatto con una sconosciuta. Badate: non perchè fosse una donna o una sconosciuta o entrambe le cose, ma perchè c’era un contatto. Ma poi ho sentito un tocco al cuore, respiro profondamente e sento un soffio sul collo, sottile, delicato, caldo come un respiro ed un volto ed una voce che non dimenticherò mai si materializzano nella mia mente… mi lascio guidare… non da quella gentile signora, ma dalla musica…

Sono passati 8 anni da quell’ultima volta… e anche allora ci lasciavamo guidare… dalla musica e dall’amore… e improvvisavamo, noi due, sempre di nascosto, ad ogni accenno di tango che la radio – che tenevi sempre accesa – passava, mollavamo tutto e ballavamo… anche se tango argentino doc magari non era….

…ci guardavamo negli occhi a dispetto della regola che impone di non farlo, e sognavamo ad occhi aperti di essere altrove, magari in mezzo alla gente che ballava senza badare a noi due… una cosa “normale”…

…e quante volte, quante,  ho guardato le coppie – e le guardavi anche tu – che nelle feste di Paese ballavano tranquillamente mentre noi non potevamo farlo… un ballo… e se lo facevamo, era di nascosto, sempre… sempre noi due, soli… guardandoci negli occhi e immaginando il nostro futuro insieme… un futuro che non è mai arrivato. E che mai arriverà!
Ricordo ancora quella volta… l’ultima… era il 29 agosto del 2004…

…e tu quella volta mi stringesti così forte, volevo che quelle notti non finissero mai… mai.

La brezza del tirreno aveva lasciato il posto alla brezza di terra, e ci baciavamo sotto un cielo stellato che pareva essere la scenografia di chissà quale polpettone romantico cinematografico. Volevo che quel momento non finisse mai.

Sono passati 8 anni, e tu sei nel mio cuore e nei miei ricordi.
Qualche giorno fa ho detto – o forse scritto – che se nasciamo con un orientamento piuttosto che con un altro, è perchè questa vita profondamente ingiusta voleva almeno aiutarci a trovare quell’amore a cui ognuno è predestinato. Ognuno di noi – nessuno escluso – è predestinato a qualcuno. L’anima gemella… se la trovi, è un miracolo di amore… se la perdi, non c’è più niente da fare.

Venerdi sera ho ballato il tango con una sconosciuta all’ostello di Reggio Emilia. La signora, al momento di congedarci, mi ha fatto pure un pò di complimenti a cui ho ricambiato, e alcune persone mi guardavano dicendo che me l’ero cavata, uno mi chiese se l’avevo già fatto… dissi che l’avevo già ballato in passato… niente di più. Non so guidare nei balli di coppia, per questo non mi piace il contatto con gli altri e preferisco quelli di gruppo.
Ma questa volta, ho ballato veramente il tango (non come provai, non riuscendoci bene, l’anno scorso), ed è vero… il tango è un pensiero triste che si balla.
E se ho ballato relativamente bene, è perchè avevo tutto questo nella mia mente mentre ballavo, mentre mi lasciavo trasportare dalla musica e dai ricordi. Non ho dormito la notte, perchè mi riesce difficile concretizzare quel pensiero che è stato interrotto dalla fine del ballo. La mia anima gemella eri tu… quant’è difficile anche solo pensarlo… che adesso che non ci sei più… les jeux son fait!

E allora, TANGO!

Desperate housebachelor in the city #7 – Non dimenticare a San Faustino…

…a fare un pieno di buon vino!

No, non sto diventando alcolizzato, ma mi son fatto un risotto alla milanese come Wilma De Angelis comanda!


(Avvertenza: se avete il cuore debole, evitate di guardare questo video!)

E per il risotto alla milanese anzichè un vino secco vi consiglio di usare (con giudizio) del buon bianco amabile, magari frizzantino, ovviamente, se vi piace la carne trita ci sta bene ma in tal caso limitate il vino perchè la carne lo assorbe molto bene!

Quest’anno, rassegnato all’eterna devozione a questo Santo protettore di noi single per scelta (altrui), ho passato il pomeriggio riposandomi un pò e poi mettendomi a cucinare. Tuttavia non potevo fare a meno di tenere la tv accesa e notare come questo Paese non sia adatto a me due volte: 1° perchè sono gay; 2° perchè sono single!
Non c’è stato un canale, uno solo, che non si sia accanito con la festa del giorno prima, e anche spegnendo la tv ed uscendo per un’oretta, non potevo fare a meno di guardare queste coppiette che mi venivano letteralmente addosso. Passando poi da Acqua e Sapone per comprare del detersivo per piatti, c’era anche la commessa che mi voleva far sentire un profumo – a suo dire – irresistibile, e che avrei potuto fare “grandi conquiste”… che c’ho scritto “ZITELLO” sulla fronte???
Mi sono girato guardandola malissimo e un lampo di soddisfazione mi ha colto quando è arrossita per la gaffe. (O per la paura!)

Ma mentre ero in fila alla cassa ho notato una coppietta di due ragazzi, di cui uno virile come una drag queen, e mentre pensavo questo, mi affaccio a vedere che dalla sua busta di carta posata per terra… usciva un ciuffo biondo…una parrucca… un pensiero e neanche a farlo aposta, la busta di carta si accascia a terra e la parrucca prendela sua forma… un caschetto biondo… e intravedevo anche un paio di lustrini… eccoci, vai, lo sapevo io! Indovina questo che fa nel tempo libero… già me lo immagino…


(no, non era lui… ma immagino combini cose del genere!)
(Quindi fra le due litigante, la terza… ride!)

  Perchè dobbiamo avere lo stereotipo che ogni gay, vuole diventare Raffaella Carrà? Io no!


(da “la hora de Raffaella” – tve – 1976)
(eh… anni ’70… bei tempi per pidocchi e piattole, e tempi duri per i barbieri!)
(Se poi i costumi erano in tessuto sintetico, ahi voja l’elettricità statica!)

Che sia questa mia anticonformità la vera ragione della mia singlitudine?
Ad ogni modo non mi vedrete mai fare cose del genere… sul mio CV, come DHD prima, e come Black Widower dopo… ho combinato di peggio!!! (Ma vi immaginate a me sul cubo? Ebbene si, questo l’ho fatto… che vergogna!!!)

Ed infine, la serata si è conclusa guardando l’ennesima puntata di “Leone – il cane fifone” seduto sul divano, a gambe incrociate, col barattolo di nutella… e la bottiglia di Garzellino a portata di mano! Ancora mi chiedo: ma come sono arrivato a questo punto?
Ce l’ho messa tutta, sono stato me stesso, senza maschere e senza finzioni, eppure niente da fare. Tento sempre di restare coi pidei per terra ma senza diventare cinico, e poi? E poi succede che comunque, ci casco con tutte le scarpe. Puntualmente. E finisce sempre alla stessa maniera, quando per un motivo, quando per un altro, ma sempre lo stesso finale: Seduto sul divano a guardare qualche scemenza in televisione… con un vasetto di nutella… ed un bottiglione di vino.
Svuoto il primo. Non tocco il secondo. Perchè non voglio dimenticare… per non sbagliare di nuovo – tentativo vano, quello di correggersi – e non cascarci più.
Ma stavolta son deciso a non cedere. Basta romanticismi, basta uscite a scopo di conoscere qualcuno, basta.
E che San Faustino mi protegga!

Vi lascio con questo video…

…e un appello: Wilma!!!! Torna in cucina!!!! Insegnami la tua arte!!! (Quella culinaria! Sono stonato come la campana caduta sulla testa di Peppone!)(Spiacente, non ho trovato il video!)

Post Scriptum: Ma l’immagine del video sopra, non vi ricorda qualcuno? …. …. …. …. …. …. ….

Puttino cretino!!!

Ma come? Giusto ieri mi affidavo a te e oggi mi fai questo cattivo e spietato scherzo? Complimenti!
Sei proprio inaffidabile!
Ho fatto di tutto, ho perfino smesso di cercare, perchè come diceva lo scrittore e poeta Pierre Teophile Gautier

l’amore è come la fortuna: non le piace che gli si corra dietro

…e cosa ho ottenuto? Nulla!
Circa due mesi fa, ho conosciuto un ragazzo biondo, occhi chiari, alto più o meno come me, e cenando e parlando, e poi passeggiando, tu, puttino cretino, ha scoccato la freccia, ed io senza lasciarmi condizionare dal passato, senza neanche svelarlo, ci casco! Ci casco con tutte le scarpe!
Mille volte, dopo una delusione mi dico che non ci casco ed invece… ma stavolta sarà diverso.
Perchè avevo messo le chiaramente le carte sul tavolo ed avevo chiesto solo onestà…

  

…ed invece no. Scusa dopo scusa, bidone dopo bidone… non voglio sapere la verità che ci sta dietro, magari già impegnato con un altro, magari con un’altra, non m’importa e non lo voglio sapere. L’unica cosa che so è che dopo il corpo, anche l’istinto mi ha tradito, ed ora ho il cuore infranto. Di nuovo.
A cosa mi serve provare dei sentimenti per poi trovarmi a soffrire di nuovo così?  υποφέρουν

In momenti come questi sono duro con chi mi ha deluso, ma sono ancora più intransigente verso me stesso… non faccio altro che chiedermi se il vero problema non sia io, visto che attraggo solo maniaci seriali. Mi chiedo perchè mi innamoro spesso di chi certo non sceglierà me, non amerà me, perchè sono cosi stupido da cascarci sempre, concedendo fiducia ed altro ancora a gente che non merita nemmeno di essere guardata in faccia?
Ma adesso basta. Non  voglio più saperne… ho mantenuto le porte del mio cuore aperte e nessuno ha voluto entrare e far parte del mio mondo e della mia essenza non gliene importa nulla a nessuno… adesso basta! Non mi serve sentire che arriverà qualcuno anche per me, anzi non mi è affatto di consolazione sapendo cosa mi è successo in passato… anzi, non mi importa cosa ho detto, adesso basta e chiudo tutto. Chiudo il mio cuore, chiudo il mio mondo interiore e la mia essenza, perchè sono stufo di dare perle ai porci!
A che cosa mi serve innamorarmi?
Adesso basta, mi inacidisco ancora di più e non sarà in chiave ironica… sarò acido con tutte le coppiette romantiche che incontrerò, sgarbato con tutti quelli che moineranno davanti a me, in particolare coi gay… non è giusto che gli altri abbiano qualcosa che io non avrò mai più. Ma il mondo è ingiusto, questo si sa, e nessuno ci ha detto che la vita è bella, ma ci hanno detto solo che vale la pena viverla… e questa è vita?
Mi chiedo a cosa mi serva tutto ciò… sono incazzato nero, e non so come sfogarmi e allora eccomi qui, scrivo, cucino, faccio partire la lavatrice, non riesco a dormire per i nervi, lascio asciugare le patate che poi sbuccerò, schiaccerò, unirò ad un impasto di farina, lievito e zucchero, e poi lo lascerò lievitare al caldo per poi fare delle ciambelle. Mentre in un altra pentola, il argù con pezzi di manzo bolle a fuoco lento da 3 ore e continuerà così fino alle 8. E intanto in frigo, i filetto di petto di pollo stanno in frigo a mollo nel latte, per farne delle cotolette alla milanese. Spero solo che mi basterà l’olio e che riesca a mangiare tutta questa roba nell’arco di una settimana. Puttino cretino, fai solo danni ma adesso non mi freghi più.
Dell’amore non ne voglio più di che sapere!

Padrone di un cuore solitario, molto meglio che padrone di un cuore infranto – Yes

 

Mi dedicherò meglio alle cose che più mi fanno stare bene… la scrittura, la lettura, la fotografia… dell’amore ormai mi resta solo qualche ricordo, nessuna speranza, nessuna aspettativa… puttino cretino!

 

10° anniversario…

…non me lo aspettavo, quando l’ultima volta ti scrissi, non m’immaginavo delle difficoltà che vennero dopo…
…non mi immaginavo neanche di potermi invaghire ancora di qualcuno… invano!
Ma non m’importa… quella notte, tra il 26 ed il 27 giugno di 10 anni fa… mi apristi il tuo cuore e lo mettesti in contatto col mio… eravamo appagati dal nostro amore… una notte indimenticabile fatta di abbracci, coccole, carezze e baci.
Ci bastava questo… ma ora… non riesco a dormire ed il cuore mi sembra scoppiare, mentre il tempo è un concetto difficile da spiegare e complica ogni cosa, perdendo di significato.
Come sempre, anche questa volta ti parlo con il cuore in mano… è tenero, ed è fragile… è come un cristallo a cui basta un semplice filo di luce per proiettare un grande e splendido arcobaleno. Quel filo di luce eri tu, che squarciavi – col tuo amore e con la tua semplicità – una fitta oscurità dove anche le emozioni ed i pensieri faticavano a formarsi, trovarsi, esprimersi.

Questo cuore ha cominciato a splendere questa notte… 10 anni fa… quando ho scoperto l’amore… quando un altro cuore splendente e puro appagò il suo bisogno di amare e di essere amato, e lo fece sempre, fino alla fine.
E anche se 5 anni fa ha smesso di battere, e anche se qualcuna ha cercato di offuscarlo, e anche se non riceve più quel filo di luce, questo cuore batte ancora… splende ancora… e ogni tanto, piange ancora… perchè ancora sa emozionarsi, dimostrazione naturale che è ancora vivo, come l’amore che ci ha legato da quella notte.
Una 
notte davvero indimenticabile… perchè da quella notte, 10 anni fa, il mio cuore cominciò a vivere.

Francesco Cuore rosso Rosa rossa Cuore rosso

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